Grazie alla loro densità della coppia e maggior efficienza rispetto agli altri tipi di motore, i motori a Magnete Permanente (PM) mostrano una continua espansione della loro quota di mercato negli Azionamenti a Velocità Variabile (ASD), dovuta all'obiettivo di risparmiare l'energia di trazione nelle applicazioni automobilistiche, nella generazione dell'energia rinnovabile, nella mobilità elettrica, nei compressori, negli aeromobili con maggiore elettricità e negli elettrodomestici [1]. Per soddisfare i requisiti delle applicazioni vengono impiegate diverse strutture di macchine PM. A seconda della struttura del rotore, le macchine PM più usate sono: macchine PM a Montaggio Superficiale (SM), macchine a Magnete Permanente Interno (IPM) (con rotori a strato singolo e multistrato), macchine PM da incasso, macchine a concentrazione di flusso, eccetera.
Gli ingegneri che devono implementare specifiche strategie di controllo motore necessitano di procedure di identificazione parametri per ottenere i parametri del motore. Quelli solitamente usati sono: resistenza dello statore, induttanze dello statore e concatenamento del flusso magnetico (o costante della f.e.m.). La resistenza ed induttanza dello statore si ottengono molto rapidamente con misurazioni dell'impedenza linea a linea per differenti posizioni del rotore, o mediante prove di cortocircuito. Il flusso magnetico si ottiene mediante una prova senza carico (di seguito chiamata metodo convenzionale); il Motore Sotto Prova (MUT) viene ruotato da un Motore di Azionamento (DM) ed il flusso magnetico si calcola dalla tensione indotta ai morsetti della macchina e dalla velocità elettrica.
Questo articolo propone un metodo molto semplice per l'identificazione del flusso magnetico dei motori PM utilizzando il registratore dati HBM Gen3i. Rispetto al metodo convenzionale, quello proposto non ha bisogno del DM e può essere applicato a motori PM aventi retrotensioni di f.e.m. non sinusoidali. L'articolo è organizzato come segue: per primo viene descritto il metodo convenzionale nella Sezione II; indi viene analizzato il metodo proposto nella Sezione III; infine la Sezione IV conclude l'articolo.